Costa di più il diesel o la benzina

Sorpasso completato e stabile. Stando ai dati della Staffetta Quotidiana petrolifera, che rileva i prezzi nazionali dei carburanti, il gasolio costa ormai più della benzina in qualsiasi tipologia di distributore. I valori medi della benzina sono, infatti, di 1,765 euro al litro per il self-service e di 1,910 per il servito; quelli del gasolio, rispettivamente di 1,783 e 1,925. Lo scarto si riflette negli impianti delle principali compagnie, dove la benzina costa 1,766/1,953 euro al litro (sempre self/servito) e il gasolio 1,787/1,968. Le pompe bianche, dette anche no logo, seguono la medesima dinamica, con la verde a 1,760/1,827 euro e il gasolio a 1,773/1,838 euro. La corsa del gasolio non è, in verità, inedita, perché i suoi prezzi sono in crescita ormai da parecchio tempo: ma perché si è arrivati a questa situazione, che mette fuori gioco le diesel, già penalizzate per il loro presunto impatto ambientale? Lo abbiamo chiesto a Davide Tabarelli, presidente del centro di ricerche Nomisma Energia.

I tagli della Russia. “Ormai da mesi, diciamo da quando è iniziata la guerra in Ucraina”, spiega Tabarelli, “si è creata questa situazione, dovuta alla carenza di gasolio nel Mediterraneo, derivante dal fatto che sono venute meno, in anticipo sull’embargo previsto per gennaio, le esportazioni dalla Russia, il principale fornitore; la mancanza di prodotto non è stata compensata da esportazioni da Paesi come India e Stati Uniti, dai quali pure qualcosa arriva, e questo determina il rialzo dei prezzi”. Il problema si è sentito meno nei mesi di giugno e luglio e ora ha ripreso vigore: come mai? Colpa, magari, delle forti esigenze militari, in questi tempi di guerra e grandi manovre? Tabarelli nega questa spiegazione: “Non è per questo, perché le esigenze militari sono concentrate soprattutto in Russia, Paese che produce il gasolio che consuma, senza incidere sui mercati internazionali; la maggiore attività della Nato riguarda soprattutto il carburante aeronautico. Piuttosto, il fenomeno va inquadrato in un contesto mediterraneo e, quindi, anche italiano di minore produzione, dovuta alla riduzione della capacità di raffinazione. Il petrolio non si usa mai greggio, ma va raffinato e negli ultimi anni sono state chiuse tantissime raffinerie in Europa e negli Stati Uniti”.

Ne serve di più. Un altro aspetto alla base del rincaro è l’andamento della domanda, che è tornata a crescere: “C’è stata una frenata”, commenta al proposito Tabarelli, “dovuta ai timori per la recessione americana e il rallentamento dell’economia cinese, che avevano limitato la corsa al rialzo dei prezzi, ora invece ripresa: si ripresenta, quindi, una situazione di squilibrio tra l’offerta e la domanda, tra la capacità di raffinazione e la crescita del fabbisogno petrolifero, che continua a salire in maniera stabile dopo la forte interruzione dovuta alla pandemia”. Secondo Tabarelli, invece, il calo di vendite di auto diesel e, di conseguenza, il minore consumo di gasolio non incide su queste dinamiche: “Non è così, perché permane una forte concorrenza nel sistema distributivo, dove i margini sono bassi; inoltre, il consumo di gasolio è legato soprattutto ai trasporti su gomma, che stanno andando molto bene e che, quindi, incrementano la domanda di prodotto”.

Accise al rialzo. C’è, infine, un altro aspetto da valutare in prospettiva: nei programmi di alcune delle coalizioni che si presentano alle elezioni del prossimo 25 settembre c’è anche l’eliminazione delle facilitazioni fiscali su prodotti ambientalmente non sostenibili, tra le quali potrebbe rientrare l’accisa sul gasolio, ora più bassa di quella applicata alla benzina. Se questo si verificherà, non essendo pensabile un riallineamento al ribasso ma solo al rialzo, il gasolio potrebbe subire un colpo definitivo… “Se ne parla da anni”, replica Tabarelli, “perché sono i partiti più ambientalisti che lo sostengono, ma credo sia una soluzione al momento improbabile, stante la spinta al rialzo dell’inflazione: aumentare l’accisa sul gasolio avrebbe un effetto negativo, in un momento in cui la vera crisi è quella relativa al gas”. Senza dimenticare che oggi godiamo di una riduzione momentanea delle accise, che costa allo Stato circa un miliardo di euro al mese di entrate fiscali e che il futuro governo dovrà decidere se prorogare, non essendo sostenibile a tempo indefinito.

La crisi energetica non cessa di stringere la sua morsa sui cittadini, aggravata negli ultimi giorni dalle tensioni crescenti fra Europa e Russia su un tetto al prezzo del gas (qui abbiamo parlato delle misure in Europa per ridurre i consumi) e sulle forniture di petrolio. Col G7 che il 2 agosto ha approvato un limite massimo al costo dell'”oro nero” proveniente da Mosca.

Fare il pieno al distributore è diventato sempre più oneroso per il portafogli, nonostante gli interventi del Governo per la proroga degli sconti sul prezzo dei carburanti (ne abbiamo parlato qui). Secondo diverse associazioni di consumatori, i rialzi nascondono strategie speculative da parte degli operatori. E, guardando i listini, è ancora una volta il diesel a costare più della benzina. Proviamo a vedere perché.

La crisi dei carburanti

A peggiorare la situazione intervengono anche altri fattori, come la sempre più ridotta capacità di raffinazione in Unione Europea e Stati Uniti. Oltreoceano hanno chiuso i battenti molte raffinerie, mentre il sistema europeo è tradizionalmente più orientato alla lavorazione della benzina, più che del diesel.

Per porre un freno, il Governo italiano ha confermato gli sconti sul prezzo alla pompa, prorogando dal 20 settembre al 5 ottobre le misure attualmente in vigore (cambia di nuovo tutto, dunque: segnatevi questa data) con un decreto interministeriale firmato dai ministri Daniele Franco e Roberto Cingolani. Viene dunque esteso il taglio di 30 centesimi al litro, tra riduzione delle accise e dell’Iva, per benzina, diesel, Gpl e metano per autotrazione.

Protestano i consumatori: gli sconti non bastano

La misura è però giudicata insufficiente Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, secondo il quale la proroga di “appena 15 giorni è un topolino che viene mangiato dal gatto“. “Da quando a luglio si è alzata la produzione di petrolio – prosegue Dona – il prezzo della benzina è sceso di oltre 31 centesimi al litro, con un ribasso del 15,1%. Il gasolio è invece diminuito di oltre 22 centesimi al litro, con una riduzione dell’11,1%. Insomma, se venisse ancora incrementata la produzione, 25 centesimi di accise in meno potrebbero anche bastare, altrimenti sarebbe una misura del tutto inadeguata”.

Il gasolio è in definitiva tornato “sopra al livello precedente all’invasione dell’Ucraina, nonostante il taglio di 30,5 centesimi da parte del Governo”. Rispetto alla settimana scorsa, riporta l’Unione nazionale consumatori, “un pieno di benzina da 50 litri costa 61 centesimi in più, mentre per il gasolio la bastonata è da 3 euro e 21 centesimi“. Da inizio 2022, il costo del diesel è salito del 14,1%, pari a 11 euro e 17 centesimi in più a pieno. Per la benzina si parla del +2,4%, pari a 2,9 euro a rifornimento.

Archiviata ormai la curva decrescente dei prezzi di metà estate, i prezzi di benzina e gasolio sono cresciuti senza sosta nelle ultime settimane (qui trovate il punto sui distributori che parlano in dialetto: dove e perché). Il diesel per auto è tornato sopra quota 1,80 euro nella settimana dal 22 al 28 agosto (+3,69% sulla settimana precedente), mentre la “verde” è salita a 1,76 euro (+0,70%).

Analizzando i dati forniti dall’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico, si osserva come i prezzi medi dei carburanti continuino a salire. Su circa 15mila impianti di distribuzione, la benzina self si attesta a 1,771 euro/litro, ossia meno 2 millesimi (per le compagnie è a 1,776, alle pompe bianche 1,762). Il diesel, invece, è a 1,855 euro/litro, salendo di 2 punti “per le compagnie è a 1,855, alle pompe bianche 1,855).

Per quanto riguarda la modalità servito, il prezzo della super è intorno ai 1,916 euro/litro, ossia meno 2 millesimi (per le compagnie è a 1,961, alle pompe bianche 1,828). Il diesel è a 1,996 euro/litro, (+3, per le compagnie è a 2,035, alle pompe bianche 1,917). Il Gpl servito sta invece a 0,801 euro/litro, mentre il metano a 2,781 euro/kg e il GNL a 2,785 euro/kg.

In autostrada

Prezzi al solito gonfiati in autostrada, dove la benzina self è a 1,859 euro/litro e al servito 2,114 euro/litro, mentre il gasolio self è a 1,938 euro/litro e al servito 2,194 euro/litro. Il Gpl si attesta a 0,900 euro/litro, il metano a 2,565 euro/kg e il GNL a 2,724 euro/kg.

I prezzi medi

In definitiva, stando ai dati della mattina del 2 settembre, al servito la benzina arriva a un prezzo medio di 1,923 euro al litro, mentre il diesel a 2,002 euro al litro. Il Gpl oscilla tra 0,802 a 0,826 euro al litro, il metano fra 2,556 e 3,001 euro.

Perché il diesel costa più della benzina

Ma veniamo alla domanda fatidica: perché il diesel costa più della benzina? Cominciamo col sottolineare che, mentre la benzina viene utilizzata soprattutto come carburante per le autovetture private, il gasolio viene impiegato in più ambiti. Grazie al diesel (e al diesel soltanto) viaggiano tir, cargo e mezzi di trasporto pubblici (urbani ed extraurbani) e lavorano a regime anche molte fabbriche.

Lo spettro (sempre più reale) delle forniture ridotte, la minore disponibilità di gasolio a livello mondiale e la parallela crescita della domanda hanno spinto il prezzo del diesel ben oltre quello della benzina. Si tratta però del risultato finale (e ancora in divenire) di una parabola di rincaro iniziata già prima dell’invasione russa dell’Ucraina, con un primo disequilibrio nei prezzi registrato già dallo scoppio della pandemia, e legata ai minori flussi di diesel provenienti anche da altri Paesi. La maggior parte del gasolio che importiamo arriva infatti dalla Russia (60% del totale), subito seguita da Stati Uniti, Medio Oriente e India.

Finché le forniture non torneranno a livelli elevati, o comunque sufficienti, i prezzi resteranno sempre ben sopra la media (c’è comunque un trucco per spendere meno: ne abbiamo parlato qui).

Il ruolo delle accise

C’è infine un fattore da analizzare per avere un quadro esaustivo della situazione del gasolio: le accise. In Italia quelle sul diesel sono inferiori rispetto a quelle applicate sulla benzina, proprio perché il primo è un carburante abitualmente utilizzato più a livello “professionale”. Motivo per cui il gasolio ha ricevuto nel tempo un trattamento fiscale più favorevole. Il prezzo di questo carburante è talmente in balia degli eventi internazionali che aumenta nonostante sia sottoposto a una tassazione più leggera.

Quanto costa la benzina e il diesel?

Rilevazione del 21/11/2022.

Perché il prezzo del diesel è più alto della benzina?

Perché il diesel costa più della benzina Lo spettro (sempre più reale) delle forniture ridotte, la minore disponibilità di gasolio a livello mondiale e la parallela crescita della domanda hanno spinto il prezzo del diesel ben oltre quello della benzina.