Il 4 3 3 di guardiola

Il sistema di gioco 1-3-3-4 e il suo possibile sviluppo nel gioco di posizione

Il 4 3 3 di guardiola

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Il modulo 1-3-3-4 usato anche nel Barcellona e nel Bayern da Pep Guardiola esaminato in ogni dettaglio

Come riesce una squadra ad essere organizzata in entrambe le fasi del gioco e a trovare soluzioni per ogni situazione? Come si può creare un percorso per portare una squadra alla consapevolezza, ed essere quindi autonoma nel gioco?

L’allenatore è chiamato a guidare questo percorso; per farlo, deve avere idee chiare, così da raggiungere questo obiettivo tramite tappe intermedie. A questo proposito, lo studio e l’approfondimento tattico si dimostrano importanti per trasmettere con coerenza e semplicità le proprie idee, utilizzando esercitazioni mirate e soluzioni tattiche innovative.

Tra i vari sistemi di gioco il 3-3-4 è sicuramente un sistema evoluto e moderno, sempre più diffuso nel gioco non tanto come sistema di riferimento in partenza, ma piuttosto come interpretazione del sistema di riferimento. Costruire da dietro abbassando un centrocampista, alzare gli esterni bassi, portare dentro uno o entrambi gli esterni alti per creare densità di giocatori sopra la linea della palla è la filosofia che ci accompagna in questo momento storico. 

In questo e-Boook, l’autore Michele Tossani propone una panoramica completa del sistema 3-3-4 sviluppando in particolare:

  • i principi base e le caratteristiche dei giocatori;
  • le relazione fra i reparti;
  • le contrapposizioni con i principali sistemi di gioco: 4-4-2, 4-3-3, 4-3-1-2, 4-2-3-1, 3-5-2, 3-4-3;
  • gli aspetti relativi alle transizioni;
  • 24 proposte di esercitazioni semplificate per allenare i principi di gioco e la tattica individuale.

Un elaborato completo, unico nel suo genere, che unisce gli aspetti tattici collettivi ad esercitazioni  pratiche per il singolo, assecondando la necessità di un percorso formativo completo e progressivo che rispetta i tempi di apprendimento del giocatore.



Quando si gioca a calcio solo per svago o divertimento, qualsiasi modo di praticarlo va bene e non è suscettibile di alcuna critica particolare, ma per essere dei calciatori di buon valore tecnico non è sufficiente la sola predisposizione al gioco, occorre bensì un bagaglio ben integrato di qualità fisiche, psichiche e tecniche. All’attenzione e all’umiltà nell’apprendere devono peraltro fare da riscontro la capacità e l’intelligenza nell’insegnare, nel cercare di accompagnare il calciatore attraverso la tecnica e la tattica, la lettura e l’analisi della partita, la valorizzazione dei principi che sono alla base del gioco nei suoi tanti elementi che danno priorità ora al lavoro di gruppo, ora alla creatività individuale, non dimenticando che il calcio ha visto svilupparsi e radicarsi stili e sistemi di gioco affascinanti e importanti in questo secolo.

Il modulo 1-3-3-4 ha nel suo credo il gioco d’attacco, ma prima di applicarlo in campo si sviluppa e si interpreta nella testa dei calciatori, acquisendo una mentalità di squadra sempre pronta ad affrontare le partite con l’idea di imporsi qualitativamente sugli avversari, senza tralasciare la compattezza, il coraggio e soprattutto il sacrificio di squadra, elemento essenziale nella fase difensiva.

Michele Tossani è un giovane tattico, appassionato del calcio, innovativo negli schemi e aggiornato sul moderno gioco di posizione. A tutti quelli che amano questo bellissimo gioco, che da bambini sognavano e che sognano ancora.

Carlo Pascucci

Allenatore UEFA Pro

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Il 4-3-3 è il modulo che ha rappresentato la risposta in chiave offensiva al 4-4-2 di impronta sacchiana che ha preso piede tra gli anni ‘80 e ‘90 in Europa ed in particolare in Italia.

Se il 4-4-2 era il modulo che garantiva la miglior copertura, il 4-3-3 offriva una maggior presenza in tutte le zone del campo, anche in fase offensiva. A differenza del suo “competitor”, poi, è sopravvissuto in salute anche fino ai giorni nostri, anche se è passato attraverso numerose riletture.

Zdenek Zeman, il profeta del 4-3-3

Come abbiamo già visto nel caso del 4-4-2, la grande rivoluzione rappresentata dal Calcio Totale olandese negli anni ‘70 mise in crisi le precedenti concezioni di schieramenti tattici.

Nella disposizione tattica di quell’Olanda finalista del Mondiale del 1974, allenata da Rinus Michels, possiamo vedere i primi segni di quello che sarebbe diventato poi il 4-3-3, con gli esterni Rep e Rensenbrink a percorrere tutta la fascia ai fianchi del “giocatore totale” Cruyff.

È però poco corretto cercare di ingabbiare lo schieramento degli Orange in un modulo fisso, e per trovare il vero e proprio principio del 4-3-3 dobbiamo fare un salto in avanti di qualche anno, e spostarci in Italia.

Non è però un allenatore italiano il padre putativo di questo modulo, bensì un allenatore boemo, giunto in Italia quasi per caso ventunenne, costretto a stabilirsici  in seguito allo scoppio della Primavera di Praga nel 1968: Zdenek Zeman.

Sportivo, giocatore di hockey su ghiaccio, pallanuoto e pallamano, Zeman iniziò ad allenare alcune squadre dilettantistiche durante gli studi all’ISEF, introducendo sul campo da calcio alcuni degli elementi tattici propri degli sport che aveva praticato.

Grazie al suo 4-3-3 così rivoluzionario si fa ben presto un nome nei tornei calcistici meridionali, arrivando prima alle giovanili del Palermo e poi al Licata, dove vince la Serie C2. Seguono esperienze al Foggia in C1, quindi in Serie B al Parma (dove riesce a sconfiggere il Real Madrid in un’amichevole precampionato) e al Messina, dove grazie a lui si consacra un giovane Totò Schillaci come capocannoniere.

Richiamato al Foggia nel 1989, Zeman compie il miracolo sportivo della sua carriera, portando questa neopromossa in Serie B a vincere il campionato nel 1991 e a salvarsi per tre anni consecutivi in Serie A. In questi anni il 4-3-3 di Zeman, interpretato dal trio delle meraviglie composto da Ciccio Baiano, Beppe Signori e Roberto Rambaudi, è garanzia di gol e spettacolo, contrapposto all’ordine e al rigore tattico del 4-4-2 sacchiano.

Corsa, coesione e automatismi: i segreti del 4-3-3 di Zeman

Nella disposizione di Zeman i tre reparti sono schierati perfettamente in linea, con le ali che giocano sulla stessa linea del centravanti, in grado di allargarsi o tagliare al centro dell’area a seconda dell’opportunità. 

Anche i centrocampisti sono chiamati a supportare l’azione offensiva, così come i terzini che devono sfruttare le sovrapposizioni sulla fascia. Come si può intuire, è quindi fondamentale che tutti questi giocatori abbiano resistenza e lucidità sufficienti per correre senza sosta per tutti i 90 minuti, essendo chiamati di continuo ad attaccare prima e recuperare le posizioni poi.

Essenziale è il ruolo del mediano centrale, il regista chiamato a dirigere il flusso del gioco sulla fascia d’attacco, tipicamente con dei cambi di gioco veloci a sorprendere gli avversari protesi a difendere su un lato. Gli attaccanti esterni infatti, quando sono sul lato opposto rispetto a quello dove si sta sviluppano l’azione, devono tagliare verso il centro a chiamare la palla alle spalle del difensore centrale.

Contestualmente, il centravanti può attaccare la porta mentre la mezzala sul lato debole può inserirsi in area per chiudere l’azione e quella sul lato del pallone allargarsi offrendo un’altra soluzione esterna all’attaccante che ha ricevuto palla.

Tutti questi possibili sbocchi offensivi rendono il 4-3-3 un modulo particolarmente imprevedibile e orientato allo spettacolo, dove il possesso palla è facilitato dalle continue sovrapposizioni esterne, tra terzini, mezzali e attaccanti esterni.

Perché tutto questo sia efficace, però, è richiesto un sincronismo nei movimenti di tutta la squadra che si raggiunge solo con estenuanti allenamenti, e soprattutto con una totale predisposizione a mettersi completamente a disposizione della squadra.

Zeman e gli allenatori che hanno assimilato al meglio la lezione del boemo negli anni ‘90 hanno difatti ottenuti i risultati migliori in squadre di livello medio-basso, senza grandi stelle ma con un gruppo compatto e che attraverso l’applicazione ed il sacrificio riusciva ad ottenere successi sacrificando la gratificazione personale, ultimo in ordine di tempo il Pescara campione della Serie B nel 2012.

Trapiantato questo modulo in squadre di vertice (tipo la Lazio di metà anni 90‘) è sempre stato difficile ottenere la stessa coesione di squadra (vedi la successiva esperienza zemaniana alla Roma)

Guardiola e il 4-3-3 ai vertici

A riuscire ad imporre il 4-3-3 ai vertici assoluti è stato Pep Guardiola con il suo Barcellona, scegliendo di far correre più la palla che gli uomini. Innanzitutto, rispetto al 4-3-3 zemaniano, quello di Guardiola si preoccupa di assicurare maggior copertura e meno frenesia nell’uscita della palla attraverso l’uso della salida lavolpiana con il volante, ovvero la discesa del mediano in mezzo ai difensori centrali in fase di impostazione.

In questa maniera, oltre ad offrire scambi più agevoli per tutti i suoi giocatori, invita la squadra avversaria a cercare il pressing più alto, liberando così spazi in profondità.

Un’ulteriore variante tattica è l’introduzione del falso nueve al posto del centravanti, in maniera da portare fuori posizione i difensori centrali rendendo l’area facile preda dei tagli degli esterni.

Sarri e gli altri: il 4-3-3 oggi

In tempi recenti il 4-3-3 che sintetizza i dettami di Zeman e la lezione di Guardiola ha trovato nuova linfa in Italia con Maurizio Sarri, che alla guida del Napoli aveva creato una squadra improntata al gioco lungo la direttrice centrale, dal portiere Reina al difensore Raul Albiol fino al regista Jorginho, tutti dotato di buon piede e visione di gioco e particolarmente efficaci nella costruzione dal basso.

Ai fianchi di Jorginho trovavano posto due mezzali particolarmente dinamiche, una portata al contrasto e al recupero dei palloni come Allan, l’altro all’inserimento e alla conclusione a rete come Hamsik. Gli attaccanti esterni erano Insigne sulla sinistra, rapido e tecnico con la palla tra i piedi, e Callejon sulla destra, strepitoso negli inserimenti alle spalle degli avversari. Il tutto con un centravanti dai piedi buoni bravo a giocare anche sulla trequarti, Higuain prima e Mertens poi.

Sarri sta cercando di ricreare questo sistema oggi alla Lazio, e anche altri giovani allenatori come Vincenzo Italiano alla Fiorentina e Alessio Dionisi al Sassuolo si stanno mettendo in luce con principi di gioco simili.

Nel frattempo l’adozione del 4-3-3 come modulo di base è fruttato all’Italia di Roberto Mancini la vittoria degli Europei, mentre in Inghilterra Jurgen Klopp ha trasformato il Liverpool in una sorta di versione di lusso del Foggia di Zeman, ovvero una squadra che applica un 4-3-3 fatto di enorme intensità e automatismi nei movimenti e negli scambi di posizione in fase offensiva, ma il tutto attraverso degli interpreti con un tasso tecnico fuori dal comune.

Come funziona il 4

Il 4-3-3 è un modulo di gioco del calcio. Consiste nello schierare 4 difensori, 3 centrocampisti e 3 attaccanti.

Chi usa il modulo 3 3 4?

In Italia l'esponente più noto di questo modulo è stato Ezio Glerean, che lo ha applicato (anche nella variante 3-3-1-3, noto anche come "Forcone") alla guida del Cittadella: con la formazione veneta ha ottenuto due promozioni, dalla Serie C2 alla Serie B, ispirandosi alla concezione olandese del calcio totale.

Qual è il modulo migliore nel calcio?

Modulo 1-4-3-3 Nel calcio moderno, fondamentalmente anche fra i dilettanti, l'1-4-3-3 è probabilmente il sistema ideale per sviluppare una buona fase offensiva ed è un modulo che consente di avere una grande varietà di movimenti sia nella zona centrale che in quella esterna.

Chi usa il 4 2 3 1?

Squadre che hanno utilizzato il 4-2-3-1 L'Inter di José Mourinho, che nella stagione 2009-2010 conseguì il treble composto da campionato italiano, Coppa Italia e UEFA Champions League: dietro al centravanti Milito operavano le tre mezzepunte Sneijder (centrale), Eto'o (a destra) e Pandev (a sinistra).